Undici le misure cautelari eseguite: due persone sono finite in carcere, sette ai domiciliari e per altre due persone c’è l’interdizione dall’ esercizio di una professione e dall’esercizio di imprese ed uffici.
Un vero e proprio terremoto giudiziario quello che si è abbattuto sulla Banca Popolare del Frusinate, i cui vertici sono coinvolti nell’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Frosinone e che vede impegnati Squadra Mobile presso la Questura di Frosinone e Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Frosinone.
Questa mattina all’alba è stata eseguita, a Frosinone e Sora, un’ordinanza emessa, su richiesta del P.M., dal GIP del Tribunale di Frosinone. Custodia cautelare in carcere per gli imprenditori Angelo De Santis e Marino Bartoli. Ai domiciliari sono finiti: l’ AD Rinaldo Scaccia, il notaio Roberto Labate, Paolo Baldassarra, Gennaro Ciccatiello, Federico Labate, Luca Lazzari, Lino Lunghi.
L’ordinanza ha disposto misure cautelari personali e reali per i reati di : art. 416 (associazione per delinquere); artt. 479,483 ( falsi ); art. 640 bis ( truffa per erogazioni pubbliche); artt.648 bis, 648 ter (riciclaggio ed autoriciclaggio ); art.5,8 e 10 quater dec. Leg. 74/00 ( omessa dichiarazione, emissione di documenti e fatturaziani inesistenti ed indebite compensazioni d’imposte) abusivo esercizio di attività di intermediazione finanziaria, infedeltà patrimoniale ed altri reati.
Inoltre, Polizia e GdF hanno provveduto al sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta, anche per equivalente, del profitto del reato ai sensi dell’art. 321, comma 2, c.p.p. e 12 bis D.Lgs.74/2000 per quasi quattro milioni di Euro; e al sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, ex artt. 110 e 648-bis/ 648- ter.1 c.p., del profitto dei delitti di riciclaggio ed auto riciclaggio per un totale di oltre sei milioni e mezzo di Euro;
Inoltre, sono state sequestrate anche unità immobiliari. All’esecuzione delle misure si è accompagnata un’attività, in parte ancora in corso, di acquisizione e sequestro di documenti negli uffici della sede centrale di una Banca e presso le cancellerie delle sezioni fallimentari e delle esecuzioni immobiliari di alcuni Tribunali, nonché attività di perquisizione degli studi professionali di un avvocato e di due notai e di diversi altri luoghi nella disponibilità delle persone fisiche e giuridiche indagate.
Per le attività sono stati impegnate, in totale, 147 unità di personale di PG e 67 autovetture della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, nonché un’unità cinofila addestrata alla ricerca di denaro contante.
La complessa indagine ha preso il via da alcune confidenze a suoi conoscenti da parte di un imprenditore ciociaro che era sottoposto ad intercettazioni perché coinvolto in traffici di stupefacenti. Riferiva sui modi in cui un suo amico imprenditore faceva soldi operando nel settore delle aste giudiziarie e godendo della piena fiducia e dell’appoggio del direttore generale di una Banca.
Le indagini, subito attivate, evidenziavano una più complessa situazione di inquinamento del mercato immobiliare locale e facevano emergere l’attività di più gruppi organizzati che operavano sia nel settore delle truffe per il c.d. “super bonus” sia nella creazione di falsi crediti erariali e nella organizzazione di indebite compensazioni sia nel riciclaggio e neII’auto riciclaggio di rilevanti partite di “nero” sia nella esecuzione dei reati fiscali e societari presupposti dall’attività riciclatoria.
Secondo la ricostruzione fornita nella ordinanza custodiale del GIP dagli accertamenti effettuati, si delineavano tre associazioni per delinquere, fra Ioro interconnesse quanto all’attività di riciclaggio e, due di esse, aventi strutturale influenza nella gestione delle linee di credito di una Banca di Frosinone mediante il ruolo primario svolto per il raggiungimento degli obiettivi associativi dal direttore generale e da funzionari del Corporate Banking di quelI’Istituto oltre che da due notai che redigevano la più parte degli atti d’interesse per gli associati.
Vista la complessità del quadro emerso nel corso delle intercettazioni e la necessità di mantenere integra la riservatezza delle indagini, nel mese di settembre 2021, la Procura promuoveva e coordinava la co- delegazione delle indagini al Nucleo PEF di Frosinone della Guardia di Finanza in modo che svolgesse molteplici accertamenti, rilevamenti e riscontri, tesi a supportare e/o ricostruire quanto era stato e veniva ascoltato dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato in sede di intercettazioni telefoniche.
La rilettura coordinata delle intercettazion, estese al Direttore Generale dell’istituto di Credito, ad alcuni funzionari del settore finanziamenti, due Notai ed altri indagati, con la ponderosa attività di analisi delle fatturazioni e dei finanziamenti erogati dal citato istituto bancario e con accertamenti di P.G. di varia natura, consentiva di cristallizzare l’attività criminale del comitato d’affari in tre gruppi operativi interconnessi tra loro e di far emergere nuove condotte penalmente rilevanti che venivano inscritte quali ulteriori notizie di reato.
Secondo la ricostruzione del GIP nella ordinanza custodiale, le indagini accertavano efficacemente la struttura, le interrelazioni e le attività illecite che si muovono dentro ed intorno alla Banca oggetto di osservazione; si evidenziavano le fittizie intestazioni di quote di molteplici società di capitali che costituiscono l’interfaccia necessario per l’illecito arricchimento di pochi con inquinamento del sistema finanziario legato ai mutui per la partecipazione alle aste gìudìziarie immobiliari ed allo stesso mercato immobiliare degli opifici industriali dismessi, con continuate e costanti operazioni di riciclaggio mediante utilizzo di società cartiere e costanti operazioni fraudolente nei confronti delI’erario.