Violenza domestica: bimbo di dieci anni chiama i Carabinieri

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Fiuggi – “Aiuto papà ci sta picchiando!”: la Polizia di Stato arresta padre padrone. A chiedere aiuto alla Polizia di Stato un bambino di 10 anni dopo l’ennesima violenza del padre verso madre e fratello.

Mancano pochi minuti alle 2 della scorsa notte, quando arriva su linea di emergenza 113 del Commissariato di Fiuggi la richiesta di aiuto di un bambino di 10 anni, residente in un comune limitrofo. E’ l’operatore della Sala Operativa a raccogliere il grido d’aiuto del piccolo che sta assistendo all’aggressione fisica del padre nei confronti di fratello e madre. L’operatore mentre tenta di calmarlo si fa dare l’indirizzo di casa ed invia immediatamente unapattuglia delle Volanti sul posto.

 Gli agenti raggiunto il luogo indicato trovano il bambino con madre e fratello diciottenne all’esterno dell’abitazione, cacciati fuori dal “padre padrone” dopo l’aggressione. La donna racconta che il marito, come già accaduto in numerose altre occasioni, rientrato intorno all’una di notte ubriaco, per futili motivi aveva dapprima colpito con schiaffi e pugni il figlio più grande e poi lei, intervenuta in difesa del ragazzo. Ad assistere impotente alle violenze del padre il figlio minore che, seppur in preda al terrore, aveva trovato il coraggio di chiamare il 113. 

A quel punto, gli operatori di polizia suonano al citofono dell’appartamento, dove l’uomo si è barricato, senza ottenere risposta. I poliziotti riescono ad entrare all’interno grazie alle chiavi in possesso della moglie ma vengono subito aggrediti prima verbalmente e poi fisicamente con calci e spintoni.Dopo averlo immobilizzato gli agenti accompagnano l’uomo negli Uffici del Commissariato di Fiuggi, dove viene arrestato per maltrattamenti in famiglia e resistenza a Pubblico Ufficiale; si svolgerà, in giornata, nei suoi confronti il processo per direttissima. 

Si è conclusa, dunque, grazie al coraggio di un bambino ed alla professionalità della Polizia di Stato, una triste storia di violenze subite e non denunciate per paura di ritorsioni o con l’ormai disillusa speranza che il “padre padrone” cambiasse.

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