TESTIMONIANZA CHOC “ecco come seppellivano i rifiuti”, spunta un testimone sul caso Nocione

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Non solo il Nocione, ma tutta la zona «risulterebbe interessata da interramento di rifiuti tossici che hanno causato un disastro ambientale irreversibile, mettendo in serio pericolo sia i residenti di quell’area, ma anche l’intera popolazione di Cassino». Sono queste le parole che hanno sostanziato l’esposto presentato ieri alla Guardia di Finanza dagli ambientalisti Edoardo Grossi e Salvatore Avella della Consulta dell’Ambiente.

Un nuovo esposto, visto che l’ultimo (in ordine di tempo) era stato presentato il 3 luglio del 2014 per la violazione dell’ordinanza comunale di divieto di pascolo sul terreno contaminato dai metalli. «La nocività chimico-tossica dei rifiuti interrati si riversa sul terreno, nell’aria, nell’acqua»: per questo gli ambientalisti hanno chiesto alla Procura di avviare un’indagine per disastro ambientale finalizzata all’accertamento dei fatti, procedere allo scavo del sito oggetto d’interramento, accertare la vera natura dei rifiuti e individuare non sono i colpevoli diretti, ma anche chi ha permesso non vigilando un crimine tanto grave. E per fare tutto questo, alcune testimonianze che fin’ora non sarebbero state adeguatamente prese in considerazione nel fascicolo archiviato, potrebbero risultare fondamentali.

Spunta il testimone

A raccontare, come persona informata sui fatti, cosa sarebbe avvenuto in località Nocione e nella zona contigua alla pista ciclabile, è stato anche un dipendente del Comune di Cassino, che per un breve periodo si occupò anche del trasporto dei rifiuti. Il dipendente raccontò che la spazzatura veniva raccolta da dipendenti comunali alla guida di compattatori che la trasportavano in un terreno nelle vicinanze della superstrada Cassino-Sora, all’epoca ancora in fase di realizzazione. «Una volta arrivati nel terreno di stoccaggio, i compattatori scaricavano la spazzatura e i rifiuti di vario genere – anche ospedalieri- in un’area dove venivano prima accantonati, poi caricati e da me trasportati con un camion in una discarica di Mondragone» riferì il testimone oculare.

Lo stoccaggio e le operazioni di carico avvenivano in un piccolo appezzamento vicino al Nocione. Poi, però, ci fu un cortocircuito: una parte dei rifiuti non venne più trasferita in discarica ma seppellita in quei terreni: «Una volta riempito il compattatore l’immondizia veniva scaricata in un terreno nella contrada Nocione, in grosse buche precedentemente scavate da uno degli escavatoristi che stavano realizzando la Cassino-Sora. Oltre alla raccolta dei rifiuti della città di Cassino era mio compito prelevare i rifiuti dell’ospedale di Cassino oltre a varie carcasse di animali deceduti o investiti su strade cittadine o limitrofe. Tutto veniva scaricato nelle buche che successivamente venivano ricoperte di terra». «Una volta esaurita la capienza delle buche sul terreno della contrada Nocione, la ditta intanto subentrata nella raccolta rifiuti riversava il contenuto dei compattatori in un piccolo appezzamento di terreno adiacente alla strada che immette sulla pista ciclabile sul lato sinistro del fiume Rapido, verso Cassino. In questa zona, in una buca di 10 metri, veniva riversata la spazzatura di Cassino e degli altri comuni limitrofi, oltre a quelli ospedalieri. Quindi veniva ricoperta».

Un racconto agghiacciante: gli inquirenti hanno davvero molto da scavare.

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