Attentati terroristici all’aeroporto di Zaventem e alla metro Maelbeek: la paura nel racconto dei ciociari a Bruxelles. Giuseppe, 42 anni, originario di Gallinaro; Maria Paola, anche lei quarantaduenne di San Giovanni Incarico, funzionaria del Parlamento europeo in Commissione bilancio, da diciassette anni residente nella città simbolo dell’Europa. E ancora Tonino e Valeria, due fratelli di Cassino, che ormai vivono stabilmente in Belgio. E ancora Francesco, di Sora, funzionario della Commissione Europea.
I racconti
Tutti loro erano nel cuore della città belga quando stamattina è scoppiato l’inferno. “Stavo andando a registrare una trasmissione alla Radio belga – racconta Giuseppe, scrittore e politologo – quando mi hanno chiamato dalla redazione per dirmi che era stato annullato tutto. Sono tornato a casa in un frastuono di sirene, elicotteri e mezzi di soccorso. Mia moglie, che è avvocato, ora è barricata nel suo studio: sono tutti bloccati in ufficio. I miei figli sono a scuola: li faranno uscire alle 15 anziché alle 17 e molto probabilmente domani le scuole rimarranno chiuse. I cellulari sono fuori uso e molti negozi sono chiusi”. Francesco è sceso dalla metro sei minuti prima dell’esplosione: “Mio padre mi ha chiamato per sapere dove stavo e, in un primo momento, non sapendo ancora nulla, mi sono quasi innervosito. Poi, arrivato in ufficio, mi sono reso conto di quello che era accaduto: il mio ufficio è esattamente sopra la fermata della metro di Maelbeek. Ora non ci fanno uscire: abbiamo mangiato qualcosa dalle macchinette che sono dentro il Parlamento. Per fortuna sto bene: mi sento molto fortunato. Avevo prenotato un volo per domani: dovevo rientrare a casa per le vacanze di Pasqua. Adesso non so se riuscirò a partire”. Con lui doveva tornare anche un’amica e collega, Maria Paola. Anche lei lavora al Parlamento europeo. “Ero già in ufficio e stavamo facendo una riunione, quando abbiamo iniziato a sentire sirene ovunque. Una mail ci ha avvisato che non potevamo lasciare l’edificio. Ora siamo barricati all’interno, in attesa che ci facciano sapere quando potremo tornare a casa. Fortunatamente sono riuscita a mettermi in contatto con la famiglia ma i cellulari non funzionano. Fuori è il coprifuoco”.
Fonte: Ciociaria Editoriale Oggi