Terremoto in Turchia – Missione della Diocesi di Sora, Cassino, Aquino e Pontecorvo. Nelle terre martoriate anche il vescovo Antonazzo

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La Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo è pronta per una missione nelle terre di Turchia e Siria martoriate dal disastroso terremoto che distrutto città e paesi e causato la morte di decine di migliaia di uomini, donne e bambini.

“La risposta dei cittadini e delle istituzioni di ogni comunità del territorio è stata encomiabile. Abbiamo potuto realizzare in pochi giorni – informa il vescovo Gerardo Antonazzo – una raccolta tale di beni di prima necessità da impegnare due Tir per il trasporto sui luoghi del sisma in Turchia-Siria.
Sono, tuttavia, profondamente convinto che non è sufficiente assicurare solo beni materiali, pure necessari. Considerato che l’emergenza è anche di natura psicologica e spirituale, ho pensato di accompagnare personalmente la consegna della raccolta per testimoniare ed offrire anche una presenza concreta della nostra Chiesa diocesana, e poter stabilire relazione di fraternità e di reciprocità. Sarò accompagnato da don Akino, direttore della Caritas diocesana, e dal diacono don Francesco della parrocchia di sant’Antonio da Padova di Cassino in prima linea per la raccolta e l’organizzazione del trasporto dei due Tir. Da giovedì 23 a domenica 26 febbraio saremo presenti in particolare ad Adana, Mersin, Iskenderun, Kahramanmaraş”.

La presenza nei territori devastati dal sisma della Diocesi è progettata con Caritas italiana e con il Vicariato apostolico dell’Anatolia, nella persona di p. Paolo Bizzeti (Vescovo, Vicario Apostolico), il quale nei giorni scorsi ha dichiarato: “Non dobbiamo far cadere il silenzio sulla tragedia del terremoto. Vi è un disagio psicologico enorme e diffuso fra la popolazione, la paura non è passata e gli interrogativi sulla tragedia sono tanti e restano senza risposta. Le persone arrivano anche a mettere in gioco la fede”.

Antonazzo ammonisce che non bisogna “dimenticare l’altra faccia della medaglia che è rappresentata dalla diffusa solidarietà e dall’aiuto reciproco che non guarda all’etnia o al credo religioso. E’ un encomiabile concorso di generosità e senso di cordiale fraternità che è motivo di grande fiducia e speranza”.

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