Scandalo “Pay to Drive”, ecco il metodo infallibile

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«Un consolidato e ben oliato sistema di controlli e manipolazione degli esami per il conseguimento e le revisioni delle patenti di guida, presso l’ufficio della Motorizzazione civile di Frosinone». Sono queste le parole usate dal giudice Antonello Bracaglia Morante, titolare dell’inchiesta “Pay to Drive” che ha messo in luce una vera e propria compravendita di documenti di guida. Non solo per auto, ma anche per camion.

Dalle considerazioni riportate nella corposa ordinanza (quasi 400 pagine) emerge il meccanismo di “prenotazioni di comodo” che avrebbe permesso attraverso «il ‘sistema Ferraro’ di superare – dietro ben specificati compensi – l’esame teorico senza sforzo». Ferraro, come si legge ancora nell’ordinanza (nato a Marcianise ma residente a Cassino) rappresenta l’indagato principale: «organizzatore, fulcro e punto di riferimento principale dell’associazione».

Secondo la ricostruzione degli inquirenti della Procura frusinate, Ferraro (rappresentato dagli avvocati Sandro Salera e Pierpaolo Dell’Anno)avrebbe periodicamente elargito somme di denaro a Roberto Scaccia, direttore dell’Ufficio di Motorizzazione di Frosinone affinchè quest’ultimo, avvalendosi della collaborazione di taluni funzionari dell’ufficio, avrebbero in qualche modo permesso di procedere nelle finte sessioni d’esame.

La sostituzione dei candidati

Dalle copiose intercettazioni della Squadra mobile di Frosinone che ha esaminato almeno 6 sessioni di esami ritenuti “truccati” è emerso un dettaglio di non poco conto. Non solo “aiutini” assicurati attraverso un passaggio ordinario e usuale di bustarelle. I coinvolti nella maxi inchiesta della polizia avrebbero in alcuni casi provveduto a sostituirsi fisicamente ai candidati (soprattutto stranieri) sostenendo al posto loro l’esame. «I funzionari esaminatori, tra i quali spicca la figura di Domenico Fratarcangeli – scrive ancora il gip – hanno eseguito anche il compito di predisporre e consentire la partecipazione alle sessioni di esame teorico di soggetti appositamente organizzati. Coloro che nella narrazione dei fatti verranno chiamati come ‘sostituti-suggeritori’.

Si tratta di soggetti facenti parte dell’entourage di Ferraro che entrano in aula non per sostenere l’esame, ma per sostituire fisicamente candidati prenotati, ma in realtà assenti». Si tratta spesso, leggendo ancora le pagine della impegnativa ordinanza, di soggetti di nazionalità egiziana o cinese, non provvisti «neppure di una sufficiente dimestichezza con la lingua italiana per sostenere la prova teorica».

Allo stesso tempo, sempre secondo le tesi accusatorie, sarebbero state suggerite le risposte esatte agli altri candidati per le sedute truccate. «In almeno tre sedute di esame monitorate passo passo dalle indagini si è verificato – scrive ancora il dottor Bracaglia – che il “sistema Ferraro” abbia monopolizzato per intero il parco degli aspiranti presenti».

Le accuse

Tre in carcere, 17 ai domiciliari. Centotrentacinque indagati, di cui 12 del Cassinate, 11 di Frosinone, 18 del Sorano e 3 residenti in provincia di Latina. E una valanga di accuse, compresa – ovviamente – quella di associazione a delinquere finalizzata al conseguimento delle false patenti. Nel mezzo un’ipotesi di falsità materiale commessa da privato, falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale, sostituzione di persona, falsi certificazioni amministrative e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.

Nelle sedute finite sotto la lente degli inquirenti, sarebbe emerso come «il compito pratico degli esaminatori corrotti, materiali esecutori e complici del delitto fine di falso ideologico – continua a spiegare il gip – falso materiale e sostituzione di persona è consistito nel chiudere un occhio (o meglio entrambi gli occhi…) consentendo così che i finti candidati sostengano gli esami, senza operare i dovuti controlli, lasciando che i sostituti suggeriscano le risposte a quelli presenti, che comunque usufruiscono del sistema illecito di esame».

Accuse molto pesanti, ovviamente tutte da dimostrare e che gli indagati respingono appieno. Tra le contestazioni sollevate nei confronti di alcuni dei coinvolti anche l’accesso «abusivo e fraudolento al sistema informatizzato del Ministero mirato all’attribuzione “a tavolino” di patenti mai rilasciate, ovvero all’alterazione della data di scadenza di documenti reali per aggirare la necessità di sostenere gli esami di revisione a beneficio dei titolari di patenti non rinnovate nei tempi».

Tre in carcere e 17 ai domiciliari

La misura della custodia cautelare in carcere è stata disposta nei confronti di tre persone: Donato Ferraro, classe ‘51, nato a Marcianise e residente a Cassino in qualità di gestore e socio di diverse autoscuole della provincia di Frosinone tra cui l’autoscuola “Serena” di Cassino, quella omonima di Roccasecca e la “Ferraro Srl”, sempre di Cassino.

Stessa misura nei confronti di Roberto Scaccia, classe ‘65, direttore della Motorizzazione civile di Frosinone. E ancora per Domenico Fratarcangeli di Ripi. Ai domiciliari sono invece finite 17 persone tra cui Tiziana Saginario, nata a Mantova nel ’54 ma residente a Frosinone; Antonio Larena del ‘62 (nato a Napoli e residente a Piedimonte) nelle qualità di pubblici ufficiali della stessa Motorizzazione civile di Frosinone; Cinzia Sinibaldi nata a Roma nel ‘58 e residente a Frosinone; Mirko Costanzo, classe ‘78 , residente a Cervaro; Antonio Altobelli, 34 anni, di Sora; Alessandro Cannone, classe 1973, residente a Frosinone. Per tre il gip ha respinto la richiesta di misura cautelare avanzata dal pubblico ministeo. Gli indagati, in tutto, nell’operazione “Pay to drive” sono 135.

Fonte e Foto: Ciociaria Editoriale Oggi

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