Si giocava tutto sul quorum, che non è stato raggiunto. Dunque, il referendum sulle trivelle non è passato e per quanto riguarda la normativa sulla materia nulla cambia. In Italia si è recato alle urne il 32% degli aventi diritto.
In provincia di Frosinone, dati riportati da Ciociaria Editoriale Oggi, la percentuale finale è stata del 26,17%. Un fallimento annunciato in termini di quorum, considerando che il dibattito si è concentrato negli ultimi giorni più sul piano politico che del merito vero e proprio. Per i referendum abrogativi infatti, nell’ordinamento italiano, occorre la partecipazione al voto della maggioranza degli aventi diritto affinché la consultazione sia valida.
Il referendum proponeva l’abrogazione del comma 17, terzo periodo, dell’articolo 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che permette attualmente di protrarre le concessioni per estrarre idrocarburi entro 12 miglia dalla costa italiana fino alla vita utile del giacimento. Quando le concessioni arriveranno a scadenza, le compagnie petrolifere che svolgono le trivellazioni in mare, potranno chiedere un prolungamento delle piattaforme già attive.
Dal punto di vista politico gli schieramenti erano diversi e divisi. La parte del Partito Democratico che fa riferimento al premier Matteo Renzi era schierata per l’astensione. Così come il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. La minoranza dei Democrat è stata molto critica sull’invito di Renzi a disertare le urne, ma i vari esponenti si sono divisi tra il no (come l’ex segretario Pierluigi Bersani) e il sì (Roberto Speranza).
Anche Forza Italia ha attaccato il presidente del consiglio, tranne però il capogruppo al Senato Paolo Romani. Però nel merito si è andati dalla posizione del Governatore della Liguria Giovanni Toti (sì) a quella del capogruppo alla Camera Renato Brunetta (no). Si sono schierati apertamente per la partecipazione e per il sì il Movimento Cinque Stelle, la Lega, Fratelli d’Italia e Sinistra Italiana. Ma torniamo all’a ffluenza in provincia di Frosinone.
L’andamento lo si è capito subito, sin dalla prima rilevazione delle ore 12, quando in provincia di Frosinone aveva votato il 5,92% degli aventi diritto. Mentre poi, alle 19, il dato dei votanti in Ciociaria si era fermato al 18,44%. Più basso rispetto sia all’andamento nazionale (23,5%) che regionale (22,91%). Anzi, per la verità la provincia di Frosinone in quel momento era quella con la cifra più bassa nel Lazio: 18,44% appunto. Mentre Roma era al 24,08%, Viterbo al 21,93%, Rieti al 20,04% e Latina al 19,88%.
Qualche curiosità. Sempre con riferimento alla rilevazione delle 19, percentuale più alta ad Acquafondata (33,47%), mentre quella più bassa a Belmonte Castello 9,41%. Ad Alatri aveva votato il 19,09%, ad Anagni il 21,65%, a Ceccano il 14,22%, a Frosinone il 18,50%, a Sora il 19,61%, a Cassino il 18,34%.