Entro fine anno Cassino dovrebbe cominciare a produrre anche il nuovo Suv Stelvio. E chissà se insieme a Giulia riuscirà a rilanciare lo stabilimento.
La nuova Alfa Romeo, scrive il Corriere della Sera, dovrebbe rilanciare lo stabilimento laziale di Fca insieme al Suv atteso entro fine anno, ma l’occupazione non riparte, l’azienda ha dichiarato 1763 esuberi su 3800 dipendenti: orario tagliato, stipendi ridotti per tutti.
La produzione della nuova Alfa Romeo Giulia nello stabilimento di Piedimonte San Germano, a pochi chilometri da Cassino, è partita da qualche settimana, le prime vetture saranno consegnate ai clienti il 28 maggio. L’occupazione nella storica fabbrica laziale della Fiat, ora Fca, stenta invece a decollare. Il 5 maggio il nuovo modello è stato presentato al Quirinale e a Palazzo Chigi fra annunci roboanti e dichiarazioni entusiastiche. Le assunzioni di operai e tecnici che in molti avevano previsto, però, restano per adesso una chimera.Finita l’8 maggio la Cassa integrazione, gli addetti sono rientrati al lavoro con orario e retribuzioni ridotte. L’azienda infatti ha dichiarato oltre 1700 esuberi su 3800 dipendenti.
Per evitare i licenziamenti, dunque, sono scattati appunto i contratti di solidarietà. Fiat Chrysler Automobiles non ha svelato molto su obiettivi di produzione e risultati da raggiungere. Attualmente, secondo quanto risulta al Corriere, nello stabilimento laziale vengono assemblate circa 100 auto al giorno, a fronte di una capacità produttiva di almeno 480 vetture. Le linee dunque sono sottoutilizzate. E anche se i dati del mercato delle auto sembrano incoraggianti, a Cassino la produzione è ancora su numeri inferiori alle potenzialità.
«Siamo preoccupati – commenta Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio -, il rilancio dello stabilimento è un’opportunità importante per tutta la regione. Sul fronte degli investimenti abbiamo visto segnali importanti, ma sul piano occupazionale siamo fermi. Secondo gli accordi, il 9 maggio sarebbero dovuti rientrare dal lavoro gli operai cassintegrati, invece l’azienda dichiara metà della forza lavoro in esubero. E in questo quadro è difficile prevedere nuove assunzioni, fino a quando non saranno riassorbiti tutti gli esuberi. Ma ciò potrà avvenire solo se ci sarà un’accelerazione della produzione, che attualmente non sembra esserci. Comunque nell’indotto qualcosa già si muove e visto che dal 2008 l’occupazione si è quasi dimezzata (da 11 mila a 6000 addetti) siamo speranzosi. Il problema è che anche l’indotto è legato alla produzione della fabbrica: se non c’è un colpo d’ala, se non partono forti le vendite, sarà un problema». E ancora: «Oltre alla questione dell’occupazione, siamo preoccupati per il modo in cui l’azienda gestisce le relazioni con sindacati e la voratori. Lo spazio per il confronto è sempre più limitato e le decisioni sempre più spesso sono imposte ai lavoratori senza possibilità di trattare».