Gli italiani non hanno avuto dubbi, via al taglio dei parlamentari; dalla prossima legislatura ci saranno 115 senatori e 230 deputati in meno.
In questi giorni si è discusso molto sulle conseguenze positive e negative delle due opzioni, SI e No, che gli elettori avevano davanti.
Ha vinto il SI a mani basse, senza lasciare adito ad interpretazioni; la gente ha deciso che alla Camera e al Senato ci saranno meno inquilini.
Al di là di ogni egoistica interpretazione sul significato del voto, che la politica tutta si affanna a dare, una cosa è chiara.
La politica ha perso, perché se avesse saputo, come avrebbe dovuto per missione, interpretare il pensiero popolare, avrebbe dovuto approvare la riduzione dei parlamentari in seconda lettura con la maggioranza qualificata dei due terzi di ciascuna camera ed evitare la coda referendaria, con un inutile aggravio di spese.
La politica ha perso perché in questi anni non è stata capace di dare un’immagine forte dell’istituzione, e così le inchieste, gli sperperi, gli stipendi, la partecipazione virtuale, le assenze di molti parlamentari, hanno trovato terreno facile nell’onda popolare.
Ma la politica, da questa sconfitta, potrebbe trovare stimoli per recuperare credibilità; innanzitutto attivando meccanismi di “rispetto del voto” ricevuto, evitando, ad esempio la possibilità di fare il “salto della quaglia” in tutti i consessi politico-amministrativi (Governo, Regione, Provincia, Comune, ecc.); poi garantire la rappresentatività dei territori, prevedere l’elezione diretta del presidente della Repubblica, ecc..
La politica sarà capace di cogliere questa opportunità?
Oggi, intanto, è il giorno dello spoglio dei voti delle Comunali, ma anche di quelli delle regionali della Valle d’Aosta, l’unica in cui lo spoglio non si è tenuto nella giornata di ieri.
