Diritto di parola – Per Walter Bianchi dell’Associazione Libera, nel nostro territorio c’è la “cultura della mafiosità”

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«L’Italia, e così anche il nostro territorio, è fatta di persone dalle grandi capacità e noi, queste capacità, dobbiamo ricordarle e continuare a metterle in campo». Nel raccontare l’intervista concessa oggi a “Diritto di parola” da Walter Bianchi, referente dell’Associazione Libera per la provincia di Frosinone, abbiamo preferito iniziare dalla fine, dalla sua ultima dichiarazione, perché questo messaggio di speranza deve venire prima di tutto, prima di un quadro a volte desolante del malcostume italiano, dove impera la corruzione e la collusione con la criminalità organizzata.

La frase iniziale è dedicata a tutte quelle persone, esempio di virtù civile, che saranno ricordate martedì prossimo: «Il 21 marzo è il giorno in cui si commemorano le vittime innocenti delle mafie. Noi, come Libera, lo celebriamo da vent’anni. Perché il 21 marzo? Perché è il giorno della primavera, il giorno della rinascita, e simbolicamente vediamo questa giornata come la rinascita di tutta la società. Quest’anno, in provincia, la celebreremo a Ceprano, ma ci saranno anche altri luoghi interessati, come Cassino. Prima del 21 marzo, faremo degli eventi di avvicinamento a questa data, chiamati “100 passi verso il 21 marzo”», un chiaro riferimento a “I cento passi” del film dedicato a Peppino Impastato, giornalista coraggioso trucidato da Cosa Nostra.

Ma cos’è Libera? «“Libera” – spiega Walter Bianchi – è un insieme di 1.500 associazioni che quotidianamente cerca di sensibilizzare le persone a una cultura della giustizia sociale. Si cerca di svolgere un’azione che vada a contrastare tutti i fenomeni che riguardano la mafiosità, per avere una realtà migliore». Libera basa la propria azione sul “Noi”: «Tutti sono protagonisti della realtà in cui vivono e sono protagonisti del cambiamento in senso positivo. Libera ascolta le esigenze di tutti, sia bambini che persone più mature. Per esempio, anche attraverso un sistema di confronto con le scuole, un confronto in cui sentiamo i punti di vista dei ragazzi e cerchiamo di costruire insieme a loro un percorso nuovo, basato sulle loro intenzioni».

E’ davvero importante avere una realtà come Libera nel nostro territorio? «Le maggiori preoccupazioni in provincia sono quelle che riguardano la cultura. E’ una cultura spesso molto sensibile a essere ricettiva verso quei comportamenti negativi. Io la definisco la “cultura della mafiosità”, quindi quelli che possono essere sistemi di tipo clientelare… L’accettazione di quella che viene definita “la zona grigia” nella nostra provincia è molto palpabile. Noi di Libera proponiamo quotidianamente un’azione volta a spiegare che la legalità è uno strumento per arrivare alla giustizia sociale, quindi far sì che tutti abbiano gli stessi diritti, mettendo in campo gli stessi doveri».

Proprio per parlare di legalità, sabato prossimo, il 18 marzo, dalle ore 10:00, presso la Cittadella della salute di Frosinone, ci sarà la presentazione del libro scritto da Alessandro Colletti “Il welfare e il suo doppio”, che si concentra sugli aspetti sociali e di mutuo soccorso svolto dalla camorra nel casertano. Libera ha organizzato l’incontro-dibattito e Walter Bianchi ci ha spiegato perché è importante parlare di questi temi in un territorio contiguo a quelli che sono stati analizzati nel testo di Colletti: «Questo libro può insegnare come la comunità, unendosi, possa essere capace di rigenerare un welfare positivo, quindi, sfruttando quelli che sono i beni comuni, anche i beni confiscati, attivare una serie di iniziative, una serie di progettualità, che possano ridare forza all’economia locale. Infatti il libro di Colletti si muove in questa direzione duplice: analizza il welfare negativo delle camorre e il welfare positivo del sistema anticamorristico. Noi dobbiamo prendere questo aspetto, per iniziare una progettualità partecipata, fatta per il cittadino con il cittadino».

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