Cassino sempre più come la terra dei fuochi.
Si potrebbe ripartire proprio dalla fine. Da quell’ultima fondamentale fase d’indagine, quella radiometrica, sulla presenza di rifiuti radioattivi nel sottosuolo.
Ovviamente nella contrada di Nocione, racconta Ciociaria Editoriale Oggi, gli ambientalisti ne sono convinti e non mollano la presa. E tra i faldoni di carte consegnate alla Guardia di Finanza insieme alla nuova denuncia sulla presenza di un altro terreno a rischio contaminazione, sperano intimamente che i militari possano individuare quell’elemento di novità necessario a far ripartire le indagini. Magari in grado di mappare realmente l’intera zona e i punti più a rischio. E mentre la battaglia per capire se altre porzioni di terreno siano state violate da eco-criminali senza scrupoli va avanti, dai verbali sul Nocione nasce spontaneo porsi un interrogativo: possibile che la Procura abbia persino incaricato una sezione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, quella dell’inquinamento da sostanze radioattive, con mezzi e strumentazioni per analizzare l’area “a rischio” per poi chiudere tutto nella parola prescrizione?
Le indagini geo-elettromagnetiche effettuate dal dottor Marchetti con il sistema Ramos stabilirono che: «Le misurazioni effettuate non consentono allo stato attuale di escludere la presenza di radionuclidi artificiali eventualmente interrati o dispersi nell’area tale da consentire al terreno di schermare le medesime».
Una considerazione di non poco conto.