Rosse e bianche le vesti dei cardinali; neri i vestiti delle istituzioni e dei delegati di oltre 160 stati presenti; marrone chiaro con una semplice croce incisa, la bara del Pontefice. Questi i colori sul palco davanti San Pietro. Per l’occasione la piazza vaticana era gremita di gente (circa 400 mila persone), colori e mani giunte in preghiera. Durante il suo ultimo viaggio non è Jorge Bergoglio a visitare stati, persone e politici, ma sono stati loro a venire a Roma a rendergli omaggio.
Pace e fratellanza tra popoli sono stati un tema centrale dell’operato di “Franciscus”, come ha evidenziato il cardinale Giovanni Battista Re. Ha ricordato uno dei molti viaggi del papa:
“Resterà nella storia quello in Iraq nel 2021. È stato un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’Isis”. Sul punto il sindaco di Cassino Enzo Salera ha commentato: “Negli ultimi tempi è stata l’unica voce che si è battuta costantemente per la pace”.
Altro viaggio passato alla storia, e ricordato durante la cerimonia, è stato quello a Lampedusa, il primo che Francesco ha intrapreso nel luglio 2013, appena quattro mesi dopo la sua elezione; un viaggio nel luogo simbolo della tragedia dei migranti. E seduto a fianco ad Enzo Salera c’era proprio Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa. Tra gli altri viaggi ricordati dal cardinale Re, c’è quello a Lesbo insieme al Patriarca Ecumenico e all’Arcivescovo di Atene. Come l’isola a sud della Sicilia, anche la città greca è stata protagonista del passaggio dei migranti provenienti dal Medio Oriente e diretti in Europa.
Un viaggio che il papa non ha fatto in tempo a fare è invece quello a Cassino. Don Nello Crescenzi, vicario vescovile di Cassino, seppur a distanza, ha seguito l’evento: “Il nome di Francesco è legato a Cassino da due grandi eventi, per cui è caro alla diocesi: ha elevato il santuario di Canneto a Basilica Pontificia e, grazie alla sua approvazione, la Madonna di Canneto è diventata patrona della diocesi”.
Sull’impatto del papa per la diocesi di Cassino continua: “Certamente ha ridisegnato i confini territoriali della diocesi di Montecassino rispetto a Sora, quindi il suo nome è anche legato alla nuova configurazione territoriale e al fatto che tutte le parrocchie che prima erano sotto l’abbazia di Montecassino sono rientrate nella diocesi. Quindi il suo ministero ha fatto sentire forte l’impatto sulla vita diocesana”.
Queste invece le parole di Angelo Mattoccia, sindaco di Pofi: “La cerimonia è stata un momento di profonda emozione in cui fede e sentimenti straordinari si sono fusi in un’unica, intensa esperienza. Attorno a noi migliaia di persone, eppure si è creato un silenzio che sembrava un abbraccio immenso, di presenza viva e riconoscente, che ha reso più forte il senso di comunità e di gratitudine verso chi ha saputo parlare al cuore di tutti”.
E poi ricorda l’incontro che c’è stato a Roma, il 15 novembre 2023 con l’amministrazione comunale in cui si è parlato del legame tra il papa, gesuita, e Pofi, dove è morto il beato Antonio Baldinucci, anch’egli gesuita: “Davanti al papa sono rimasto senza parole e non mi capita mai, lui ha scherzato sulla mia giovane età – all’epoca Mattoccia era il sindaco più giovane della provincia di Frosinone, insieme a quello di Sora – per farmi sentire a mio agio. Mi ha detto “Così giovane, almeno l’hai fatta la Prima Comunione?”
L’omelia non ha ripercorso solo i viaggi di papa Francesco. Come ha sottolineato don Nello “ha messo in luce i vari aspetti sia umani, sia ecclesiali sia pastorali che teologici”:
L’attenzione agli ultimi, agli emarginati; un linguaggio carico di immagini che parlasse al cuore della gente – emblematico è l’accostamento della Chiesa ad un ospedale da campo, come è stato ricordato dal cardinale Re; la salvaguardia del creato e la cura della casa comune, cioè la terra che abitiamo. Il cardinale ha anche ricordato come Francesco abbia sempre messo al centro il Vangelo della misericordia: “Dio non si stanca di perdonarci: Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via”.
Per la Croce Rossa Italiana ha parlato Francesco Pastorello, presidente dell’area metropolitana di Roma: “Oggi siamo circa 300 volontari in servizio tra squadre di soccorritori a piedi, ambulanze e coordinatori. Abbiamo fatto attività in coordinamento con ARES 118 e con la Protezione Civile per assistere la popolazione, soccorrere in caso di di malori”. Anche nelle sue parole ritorna l’interesse e l’impegno di Francesco per gli altri: “Ha conquistato tutti con la sua attenzione all’aiuto verso gli altri, gli ultimi, ma anche con i suoi appelli per la pace. Nel periodo in cui è stato ricoverato si è sentita la mancanza di una voce che chiedeva la pace in modo disinteressato, come la sua”.
Oltre ad alcune organizzazioni internazionali come l’Unione Europea, le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) sono stati moltissimi, come detto, i Paesi rappresentati a San Pietro
Nelle prime file Javier Milei, presidente dell’Argentina, il presidente statunitense Donald Trump che, nei momenti precedenti al funerale, ha incontrato il primo ministro ucraino Zelensky nelle stanze vaticane. Non lontano da Mattarella anche il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier. Tra i rappresentanti delle istituzioni italiane, dietro il presidente Sergio Mattarella e il primo ministro Giorgia Meloni, anche i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa.
In conclusione dell’omelia, il cardinale Re ha fatto un appello al defunto papa, un invito in ricordo dell’usanza che aveva Bergoglio di concludere i suoi discorsi chiedendo di pregare per lui: “Ora, caro papa Francesco, chiediamo a te di pregare per noi”.
Giulia Zaccardelli e Andrea Mercurio
Ph. Andrea Mercurio