Dalla platea la voce di Alpha Diallo: “A chi mi chiede come è andato il mio viaggio, rispondo di andare a vedere “Io Capitano”. Ad inquadrare il film e la regia in una cornice di approfondimento, il giornalista specializzato in cinema, tv e fumetti Gianmaria Tammaro.
All’uscita, visibilmente emozionato dopo la visione del film e del dibattito che ne è scaturito, un giovane studente di Servizi Sociali all’Unicas ci ha rivelato: “Non è una visione di parte, anzi le va ad eliminare, quelle angolazioni. Importantissimo che ci siano stati tanti ragazzi degli istituti superiori ed è ora necessario che alla proiezione segua un approfondimento sul tema. A scuola, sui luoghi di lavoro, tra amici”.
E’ una delle tante voci di chi questa mattina era al Cinema Teatro Manzoni di Cassino. Lì dove la presenza di Matteo Garrone è apparsa come un dono per la città. A raccogliere gli applausi emozionati e commossi di una platea quasi in trance per l’intensità della proiezione di “Io Capitano”, il presidente della cooperativa sociale Ethica Salvatore D’Angiò, l’editore di Radio Cassino Enzo Pagano, il direttore artistico di Radio Cassino e del Teatro Manzoni, Marco Pagano. La cooperativa sociale ed il Teatro hanno scommesso su quella parte di città verso la quale le aspettative sono molto alte: i giovani.
Sono stati loro il pubblico privilegiato della proiezione straordinaria che ha fatto sold-out. Con la presenza, discreta e generosa, del regista Matteo Garrone. Standing ovation per lui perché ha diretto un film che passerà alla storia come il primo a raccontare il viaggio della speranza verso l’Europa di due cugini partiti dal Senegal. Un film che è candidato al premio Oscar e che lui stesso non vede l’ora “di scoprire come sarà accolto quando sarà proiettato in Africa. Quali reazioni avrà”.
Alcune scene sono state girate, in Marocco, come ha spiegato Garrone, anzichè in Libia, per non correre inutili rischi e perché l’importante era il filo conduttore, avvolto e riavvolto fidandosi ciecamente dei protagonisti e di quella lingua che non conosceva, che solo attraverso l’interprete poteva essere ‘mediata’.
“Una cultura differente, due anni per documentarsi e per preparare tutto, poi oltre 3 mesi di riprese. Faticosissimo il montaggio”. A chi gli ha chiesto come si è sentito, ha risposto che in effetti ha avuto solo un ruolo da “tramite”, perché la storia e il viaggio erano di chi li ha vissuti.
E alla platea questa narrazione è arrivata in tutta la sua autenticità, testimoniata dall’intervento in sala, a fine proiezione, del giovane africano Alpha Diallo della cooperativa Ethica. “A chi mi chiede come ho vissuto il viaggio, dico di andare a vedere “Io Capitano” perché è la nostra storia”. Poi, la domanda-suggerimento su un eventuale sequel sul tema dell’integrazione in Europa ed in particolare in Italia.
Garrone ha risposto a questa e a tutte le domande con grande disponibilità, ringraziando in primo luogo per la partecipazione le centinaia di operatori del sociale, gli studenti universitari e degli istituti superiori, gli insegnanti. A tutti ha sottolineato: “Mi fa piacere che siate venuti in tanti e che abbiate potuto vedere il film in una sala come questa e con uno schermo così grande per apprezzare meglio l’intensità delle scene. Era importante spiegare che questi ragazzi non scappavano da guerre, ma dalla povertà. Voi – rivolgendosi ad Alfa – siete esseri umani e come tali dovete essere liberi di viaggiare”.
Ad inquadrare il film e la regia in una cornice di approfondimento, il giornalista specializzato in cinema, tv e fumetti Gianmaria Tammaro; collaboratore presso La Repubblica, La Stampa ed altre testate nazionali.
Nel suo dialogo con Garrone ha permesso al regista di spiegare dal palco quanto sia importante vivere l’esperienza di questo viaggio dei protagonisti, che lui ama definire un’odissea. “Il viaggio di due eroi contemporanei da far vedere agli spettatori secondo un’angolazione diversa da quanto siamo abituati a vedere nei Tg”. Ma Garrone, una soluzione al problema dei viaggi, della violenza, delle torture e delle aberrazioni che comporta, ce l’ha? “Lo sblocco dei visti, la libertà”.
Al termine della mattinata, via libera a selfie, autografi, dichiarazioni. Garrone al Manzoni di Cassino ha trovato tanto affetto, ma ha ricambiato con altrettanta disponibilità. E non è da tutti.
La nostra giornalista Rita Cacciami ha intervistato il regista Garrone poco prima di accedere in sala: