Se a fermarsi è pure la SKF, sana azienda storica del Cassinate, attiva dal 1956, bisogna preoccuparsi ancora di più sulle conseguenze del caro energia e della stabilità del sistema industriale.
La solida industria produttrice di cuscinetti a sfera ha sempre fronteggiato meglio di altre le difficoltà di mercato ed anche quelle della pandemia; e da tempo non faceva ricorso agli ammortizzatori sociali.
Questa volta ha ritenuto necessario ricorrere alla chiusura dello stabilimento per una settimana, dal 21 al 27 novembre, per attutire l’impatto del caro energia. Il provvedimento riguarderà circa trecento dipendenti. Inoltre, niente conferma per i contratti interinali in scadenza.
La decisione della dirigenza dello stabilimento SKF rappresenta un ulteriore e significativo segnale di allarme – dopo le difficoltà dello stabilimento Stellantis e dell’indotto – per l’economia e l’occupazione del Cassinate e dell’Italia in generale.