Cassino – La sosta lungo le rotatorie e la discussione sull’inciviltà dei cittadini

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La foto di copertina (che riproponiamo anche in fondo all’articolo) riprende uno scorcio di Largo Dante a Cassino in un pomeriggio di un giorno qualunque. Testimonia, nel caso ce ne fosse bisogno, una pratica comune in città: il parcheggio selvaggio lungo il bordo delle rotatorie.

Qualche tempo fa – sarà un mese e mezzo o poco più – a chi scrive è capitato di assistere a un episodio che ha a che vedere con questa situazione. E’ ambientato in un’altra zona, precisamente in Piazza XIV Febbraio, presso la rotonda che regola il traffico che proviene da Via Enrico de Nicola – sempre lei, ormai una star delle cronache sulle soste [leggi qui].

Anche lì qualcuno aveva parcheggiato la macchina sul bordo della rotatoria. Per agevolare le manovre degli altri automobilisti e creare più spazio, il conducente aveva avuto l’“accortezza” di salire sul marciapiede con due ruote. Poi era andato a fare la spesa.

Passa un vigile e inizia a fischiare. Inutilmente. L’uomo in divisa non si scoraggia e, sventolando il libretto delle infrazioni, sul quale però non scrive nulla, inizia a fare il giro dei negozi. In uno di questi, becca il responsabile e lo ammonisce. «Forse non ricorda che la rotonda è un incrocio – gli dice – è come se avesse parcheggiato in mezzo a un incrocio!».

L’automobilista si scusa e atteggia il corpo a uno scatto verso l’esterno per andare a rimediare. Ma è solo un atteggiamento, perché resta dov’è e finisce di acquistare ciò che era andato a comprare. Il vigile continua a fare «Su, su!» per mettergli fretta.

Intanto nel negozio si accende un dibattito sull’inciviltà dei cassinati, che lasciano la macchina dove capita. Il più accanito dei clienti punta l’indice verso l’esterno e addita al vigile un altro esempio di automobilista indisciplinato che ha parcheggiato male. «Vada a fargli la multa!» dice, mentre accanto a lui il primo a essere stato beccato, e che è stato graziato, paga e scappa, non sia mai che il tempo clemente cambi. Anche il vigile esce: chissà se va davvero a fare la contravvenzione a quell’altro che aveva parcheggiato male.

La discussione continua con toni accesi, finché il cliente più inviperito, quello del «Vada a fargli la multa!», va via. Il proprietario del negozio finalmente sbotta e dice che proprio lui, che ha fatto tanto la morale, mette sempre il proprio scooter sul marciapiede quando viene a comprare le cose. Predica bene e razzola male, un classico. Insomma, un disastro!

Dalle nostre parti (e non solo), nei confronti del codice della strada c’è un rapporto… come dire? Conflittuale? Disinvolto? Distaccato? Scegliete voi l’aggettivo, e sentitevi liberi di aggiungerne un altro, se lo ritenete più appropriato. Fatto sta che molti se ne infischiano delle regole. Le rotonde hanno complicato la situazione. Non solo per i parcheggi, ma anche per le precedenze.

Qui però c’è un problema. Secondo voi, a chi spetta la precedenza in una rotatoria, a chi sta già dentro o a chi entra? Da un piccolo sondaggio svolto tra amici e parenti, la prima risposta, anche convinta, è sempre stata “Chi sta dentro”. Da una ricerca veloce, però, risulta che la soluzione non è così ovvia.

Pare che non ci sia alcun accenno alle rotatorie nel Codice della strada. Da questa premessa deriva che, se non c’è il segnale del “dare la precedenza” sulla strada che accede alla rotonda, ad avere la precedenza è proprio la macchina che deve entrare. C’è una circolare del Ministero dei Trasporti che lo confermerebbe [leggi qui]. Ripetiamo: solo nel caso in cui non ci sia il cartello triangolare. Però quasi dappertutto questa cartello c’è.

Una cosa è sicura: per uscire dalla rotatoria, bisogna obbligatoriamente mettere la freccia. Invece dalle nostre parti (e non solo), capita di commuoversi quando l’automobilista che sta girando in tondo mette la freccia per immettersi nella strada d’uscita. E’ la stessa sensazione che si prova davanti agli spettacoli rari. A dire il vero, la freccia è latitante presso qualsiasi incrocio, rotondo o squadrato che sia.

Spesso abbiamo fatto una battaglia contro i parcheggi selvaggi e le altre cattive abitudini degli automobilisti. Siamo convinti che la mentalità vada cambiata con un’opera culturale, di cultura civile. Devono prendersene carico gli amministratori e i politici, certo, ma anche i singoli cittadini… ognuno di noi.

 

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