73 anni fa la città di Cassino fu rasa al suolo da un bombardamento delle forze alleate. Questa mattina, come ogni anno per il 15 marzo, se ne è commemorato l’orrore in piazza De Gasperi, davanti al Monumento ai Caduti.
Spesso, nel descrivere quello che successe allora, si ricorre alla freddezza dei numeri (575 bombardieri e 200 cacciabombardieri, 1.250 tonnellate di bombe lanciate), perché nella loro enormità i numeri riescono a suggerire la tragedia quando spesso le parole, anche le più accorate, diventano impotenti. In occasioni come quella di oggi, l’espressione “Città martire”, tanto diffusa da diventare un semplice sinonimo di Cassino a uso dei giornalisti che vogliono evitare ripetizioni, riacquista il suo senso vero, la sua dignità, la sua eredità di dolore. Le persone anziane che hanno vissuto quegli eventi della seconda guerra mondiale sono, inevitabilmente, sempre più rare: rivolgiamo un invito a tutti perché ascoltino i loro ricordi e si facciano raccontare quella ferita mai rimarginata, coperta di sale.
In una piazza Garibaldi recintata da grandi immagini rievocative (in fondo all’articolo ne riportiamo uno scorcio), con il picchetto d’onore dell’80º Reggimento addestramento volontari “Roma”, si è svolta la commemorazione alla presenza del sindaco D’Alessandro e di alte autorità del nostro territorio, come il prefetto di Frosinone Emilia Zarrilli, il questore di Frosinone Filippo Santarelli e il vescovo Dom Donato Ogliari.
Sulla propria pagina ufficiale facebook, il sindaco Carlo Maria D’Alessandro ha dichiarato: «Sono passati 73 anni ma quella ferita non si rimarginerà mai. La gente di Cassino si rimboccò le maniche e con tenacia e coraggio ricostruì pezzo dopo pezzo la città. Grazie al loro lavoro e ai loro sacrifici noi oggi siamo qui per ricordare ciò che è stato e rafforzare l’impegno a fare il bene delle generazioni future».