Cassino (FR) – Il neo presidente del tribunale Aschettino pronto a rendere immune il territorio. Leggendo i primi segnali di infiltrazioni.

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Affollatissima cerimonia alla presenza di tutte le massime autorità civili, militari, religiose. Presenti il presidente della Corte d’Appello di Roma Giuseppe Meliadò e il Pg Salvatore Vitello. 

Un parterre autorevole, un tripudio di complimenti che forse non si aspettava. Il nuovo presidente del tribunale di Cassino, Lucio Aschettino, è magistrato d’azione. E, come ha sottolineato nel suo intervento il Procuratore Generale Salvatore Vitello, è dotato di “capacità di ascolto, empatia, ragionevolezza e buon senso. Oggi il tribunale di Cassino è affidato a mani giuste”.

La Corte d’Appello di Roma era presente, nell’aula di corte d’assise, anche con il suo presidente Giuseppe Meliadò, che ha ribadito, come già in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, che “ci sono presenze molto inquietanti della criminalità organizzata che va espandendosi e quindi deve esserci grande capacità di azione da parte della magistratura”. “Aschettino – ha aggiunto –  si è occupato di penale a Napoli, nel tribunale del riesame, e poi di processo telematico e di informatizzazione degli uffici. Ha tutte le competenze e la capacità concreta di occupare questo ruolo secondo uno schema moderno e aggiornato degli uffici.

Siamo in una situazione molto complessa ma Lucio non solo pone problemi, offre anche soluzioni. Sono certo che collaboreremo benissimo, il Lazio è una grande realtà, merita grande attenzione e merita magistrati competenti e all’altezza”.

Dal PG Vitello anche la considerazione che “Cassino è un posto di frontiera, dove si realizza il contrasto all’illegalità e alla criminalità organizzata. Tutti insieme per combattere e contrastare l’illegalità e tenere il territorio immune”.

Interventi, quelli  citati, che hanno trovato l’apprezzamento e gli applausi di tutte le autorità militari, civili e religiose intervenute, tra il prefetto, il questore e il procuratore capo di Frosinone, il vescovo Mons. Antonazzo e tutte le più alte cariche delle forze dell’ordine.

Parole che hanno impreziosito la formula rituale che il 30 gennaio 2024 ha letto il presidente del tribunale Massimo Pignata, affiancato dalla dott.ssa Tania Tavolieri e dal dott. Antonio Falchi Delitala per dichiarare “immesso nel possesso e nell’esercizio del suo ufficio di presidente del tribunale di Cassino, Lucio Aschettino. Gli applausi scroscianti risuonano nell’Aula di Corte d’Assise, le parole di benvenuto del sindaco di Cassino Enzo Salera e, a nome di tutta l’avvocatura, del presidente dell’Ordine Giuseppe Di Mascio, sono beneauguranti per un prosieguo sereno di quello che dal primo cittadino viene definito  “un rapporto di grande armonia istituzionale che portò, nel 2018, alla salvezza del tribunale di Cassino. Grazie a questa collaborazione l’amministrazione comunale ha messo a frutto quell’opera importante fatta dal palazzo di giustizia utilizzando beni confiscati alla criminalità organizzata per restituirla alla cittadinanza”. 

Quando prende la parola, il neo presidente Aschettino è emozionato ma avvezzo a non farle trapelare troppo. “Avevo già incontrato il personale di cancelleria e i rappresentanti del foro, per conoscere le dinamiche del territorio e avviare il lavoro. So che si tratta di un ufficio complesso e difficile, perché insistere su tre province impone delle scelte che tengano conto di caratteristiche differenti.

E poi c’è il problema delle infiltrazioni criminali, di cui ci parla la storia giudiziaria. Ho attinto e continuo ad attingere notizie su come si sviluppa questo fenomeno e so della presenza dei reati spia, che impongono scelte sul piano penale ma anche civile. Si imporrà una visione a tutto tondo di quella che è la organizzazione dell’ufficio giudiziario”. 

Quando lo intervistiamo, mette in risalto che un anno e mezzo di attesa per poter prendere servizio è un tempo lungo, forse troppo. Ma ora è tempo di lavorare. “Il fenomeno delle infiltrazioni non è certo recente e riguarda più da vicino la DDA e la DNA, però i tribunali sono le sentinelle del territorio e anche le controversie civili hanno delle ricadute sull’illecito penale. Dobbiamo fare uno sforzo, dare un’interpretazione del fenomeno cogliendo i segnali anche in quei settori che vengono di solito definiti estranei”.

E qui un aiuto sostanziale giunge da quei reati come traffico rifiuti, abusivismo edilizio, bancarotte, reati finanziari che molto spesso celano ben altro. 

Quando gli chiediamo un’opinione sulla riforma giudiziaria, cerca una risposta diplomatica. “Sono un uomo che proviene dall’esperienza associativa, ho ricoperto anche incarichi di vertice nell’ANM  e sono uno di quelli che crede fermamente che l’azione dell’Associazione Nazionale Magistrati sia la strada maestra per contrastare le iniziative parlamentari che vanno in una direzione diversa.

Il pericolo, da un lato risiede nella separazione delle carriere (e su questo sarà molto difficile trovare un momento di raccordo con l’avvocatura) ma credo che sia anche in tutte quelle norme anche di II grado che inducono una progressiva gerarchizzazione degli uffici giudiziari.

Un rischio, questo, per l’indipendenza interna dei magistrati. Non dobbiamo dimenticare che per la costituzione italiana la magistratura è un potere diffuso. Non è un potere che si concentra nelle mani di pochi e questa è una grande garanzia, perché è molto più difficile controllare novemila magistrati che 26 procuratori distrettuali”. 

Schiettezza. Alla luce di queste risposte, possiamo agevolmente aggiungere, alle doti già ricordate degli amici, colleghi ed estimatori del presidente Aschettino, anche questa. 

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