Anna De Santis e Giorgio Mennoia, applausi meritatissimi ad uno splendido connubio artistico che ieri sera, al Teatro Manzoni Cassino, ha realmente stupito, divertito e appassionato la folta platea. L’impresa era davvero titanica, ma il suo successo era stato previsto dallo stesso regista, che della commedia “Quelle che gli anni ’70. 6 sorelle, un testamento e un funerale” aveva individuato tutti i punti di forza. Così è stato. Grazie anche alla bravura di Leda Panaccione, Teresa Recchia, Alice Mennoia, Roberta Evangelista, Anna Notarangelo, Francesco Condello, Giusy Russo, Benedetta Buonafede.
Ciò che rende questo successo ancor più significativo è il fatto che gli attori protagonisti non sono professionisti, bensì amatoriali, appartenenti al CUT (Centro Universitario Teatrale) Cassino, capaci di regalare al pubblico un’interpretazione intensa e coinvolgente, dimostrando un talento e una passione fuori dal comune.
Lei, la regina della scrittura Anna De Santis, ancora una volta ha centrato l’obiettivo che si è prefissata da tempo insieme al CUT: realizzare una farsa ogni dodici mesi, puntando su un genere napoletano che nel tempo è diventato sempre più raro trovare sui palcoscenici. Mennoia, quelle farse le propone come caricatura di personaggi estremizzati, grazie alla fantasia della De Santis. Tanto più in questo caso, grazie ad una trama ricchissima, con otto interpreti ed una voce fuori campo di un fantasma che aleggia su tutto. E di chi poteva essere quella voce spettrale se non della eclettica e vulcanica Anna, che ha firmato decine e decine di spettacoli?
Al Manzoni gli applausi non si sono fatti attendere, a più riprese, per omaggiare l’estro artistico ma, soprattutto, la capacità di rendere appieno un’era, quella degli anni ’70, ricca di contraddizioni e di grandi trasformazioni. Il passaggio da un clima conservatore ad uno rivoluzionario, il tema del mancato aborto, gli eccessi della ribellione ad ogni costo e quella voglia estremizzata di liberarsi dalle ipocrisie. Tanti e tutti pertinenti gli accenni a ciò che è stato uno dei periodi più fervidi di cambiamenti radicali nella società. In un crescendo di dialoghi, ironia, paradossi che, grazie ad una colonna sonora efficace e trascinante, hanno coinvolto il pubblico rituffandolo in quel periodo storico. Come capita quando lo spettacolo arriva ad ognuno degli spettatori, numerosi sono stati i commenti ad alta voce; particolarmente apprezzati gli spot anni ’70 anch’essi, in grado di suscitare grande ilarità.
La figlia bigotta, il rivoluzionario che diventa hippy, la psicologa americana che se la fa con il professore attempato, l’attrice che si atteggia a diva degli anni ’50, la professionista in carriera che è in competizione continua e tutte le contraddizioni, soprattutto femminili, di un’epoca così particolare. Rigorosa la ricerca e la scelta dei costumi, convincente l’atmosfera su cui aleggia la voce del fantasma che, da morta, cerca di rimettere tutte le cose al proprio posto. Rappresentando, di fatto, il filo rosso dell’intera commedia che prende il via con un funerale e con questo spirito della madre defunta che incontra le sue figlie.
Uno spirito che ha negato un figlio alla piccolina di casa, dandolo in adozione alla cameriera. Un errore che ha portato per anni sulla propria coscienza, diventa il filo conduttore di tutta l’avvincente e complicatissima trama.
Lo spettacolo è stato promosso con entusiasmo dalla direzione artistica di Radio Cassino – Teatro Manzoni che ha creduto nella forza di questa rappresentazione e nella passione di chi l’ha portata in scena.