Il lungo percorso di celebrazioni di Cassino80° (1944-2024) ha preso il via e in questa significativa cornice storica si inserisce, venerdì 26 gennaio, una riflessione sulla violenza, sul male, sulla guerra, sulla pace.
L’Associazione di Psicologia Umanistico Transpersonale ed Analisi Fenomenologico Esistenziale ha scelto di approfondire la figura di Etty Hillesum. Testimone e vittima del lager.
Etty Hillesum è un personaggio, rispetto ad Anna Frank, ancora poco conosciuto. La sua fama ha incominciato a svilupparsi solo dopo gli anni ‘ 80. Per quale motivo? Troppo difficile da comprendere quella sua attitudine alla comprensione, al perdono, alla compassione anche nei confronti dei nemici.
L’evento, che si terrà il 26 gennaio alle ore 16.30 nel Palagio Badiale di Cassino, prevede la proiezione di un film-documento (richiesto alla televisione svizzera che lo ha editato) il commento della pellicola e la presentazione del personaggio e dei suoi scritti. A seguire, si svilupperà un dibattito con il pubblico.
Interverranno Luigi Turinese (psicoanalista junghiano, medico omeopata, scrittore), Nadia Neri (psicoanalista junghiana, scrittrice) Maria Felice Pacitto (psicologa, psicoterapeuta, filosofa della mente).
La scelta dell’organizzatrice dell’evento, Maria Felice Pacitto, è caduta su Etty, una giovane scrittrice ebrea olandese, morta ad Auschwitz che vede profilarsi la tragedia del secolo dalle prime misure antisemite fino ai campi di sterminio. Ella matura un atteggiamento etico di assoluta e paradossale novità: persino a Westerbork (campo di raccolta da cui poi si veniva inoltrati ad Auschwitz) proclama la necessità di non odiare e il primato della compassione. In un luogo dove ogni briciola di umanità era scomparsa.
Nel mezzo dell’orrore della guerra e dell’olocausto, Etty non smette di amare la vita, di trovarle un senso, in una forma di “resistenza” coraggiosa, senza mai perdere empatia e compassione.
Membro dei consigli ebraici, avrebbe potuto salvarsi, ma preferì restare. Ha lasciato un Diario e lettere, tradotti in molte lingue, addirittura in giapponese e coreano.
Gli scritti e la vita ne fanno un’autorevole pensatrice da affiancare, secondo alcuni, sia pure nelle differenze, a Simone Weil e ad Edith Stein.