Cassino – 15 marzo 1944, il giorno della distruzione: si commemora oggi il 74° anniversario dei bombardamenti che rasero al suolo la città

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Stamattina si è svolta in piazza De Gasperi a Cassino la commemorazione per il 74° anniversario della distruzione della città, avvenuta durante la seconda guerra mondiale.

C’erano persone in piazza oggi, molte scolaresche arrivate in rappresentanza delle giovani generazioni che devono imparare quello che, per loro fortuna, non hanno mai vissuto sulla loro pelle e che, ahimè, sono sempre in meno a poter raccontare loro per esperienza diretta. C’erano persone in piazza oggi, sì, ma forse non una vera e propria folla. Oltre agli invitati, sono stati pochi i cittadini andati lì, presso il monumento ai caduti, spontaneamente. Quest’anno si è svolta una cerimonia spoglia, essenziale – diversa, in fondo, da quella dell’anno scorso, quando si erano allestite immagini evocative [leggi qui].

Bisogna ricordare quello che è avvenuto, è un dovere morale. Quella che è stata definita la “Terza battaglia di Cassino” parte dal giorno prima, da martedì 14 marzo, quando le condizioni meteo favorevoli fanno decidere che l’indomani si sferrerà l’attacco. E dalle 8:30 gli arei degli alleati iniziano a sganciare sulla città una quantità impressionante di bombe, che lasceranno sulla terra solo macerie.

Bisogna ricordare e bisogna informarsi. Ci sono libri, anche scritti da storici locali, che rievocano quei giorni e che raccolgono le testimonianze di chi ha visto quelle bombe cadere dal cielo, ha sentito il fragore delle esplosioni, ha annusato la paura, propria e del proprio caro che gli stava accanto, ha avvertito le lacrime scendergli sul viso, ha identificato i corpi senza più respiro, ha preso in mano i resti scheggiati di quella che era la propria casa… Di chi ha poi ricostruito il futuro, su quelle stesse macerie.

Il sindaco Carlo Maria D’Alessandro, dopo la benedizione del vescovo Antonazzo, ha pronunciato il suo discorso, nel quale ha ricordato i numeri di quella distruzione. «La devastazione più importante – ha detto – è stata quella delle coscienze e delle anime dei cittadini, inermi, che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, trovando la morte anche dopo i combattimenti». Poi ha aggiunto: «Bisogna fare cultura della pace».

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