Cassino – 10 settembre 1943, primo bombardamento della città. Le cerimonie

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Il primo bombardamento della città di Cassino, avvenuto il 10 settembre del 1943, è stato ricordato oggi in città con due cerimonie.

Questa mattina, il sindaco Enzo Salera, accompagnato da assessori e consiglieri comunali, ha deposto un fascio di fiori dinanzi al monumento ai caduti preceduto dal suono della sirena; a ricordo del segnale che durante la guerra annunciava l’arrivo delle bombe.

Nel pomeriggio, nella chiesa di Sant’Antonio, su iniziativa del CDSC Onlus, una santa messa ha ricordato quel tragico evento, quale momento di raccoglimento da parte dei familiari dei cittadini, dei sopravvissuti e delle vittime, di cui sono stati ricordati tutti i nomi di quelle identificate.

Durante quel bombardamento rimasero uccise un centinaio di vittime, non tutte identificate.

La pagina storica
Nella mattinata una ventina di aerei la colpirono in due ondate successive. Fu un’azione inattesa, a soli due giorni dall’annuncio dell’Armistizio dato l’8 settembre da parte del gen. Badoglio. La città fu colta di sorpresa perché vi si respirava ancora l’euforia per quell’annuncio che era stato scambiato in tutta Italia e ovunque per la fine della guerra.
Le bombe caddero sia nel cuore della città che nell’immediata periferia. In particolare fu colpito l’asse viario di viale Dante, dalla chiesa di Sant’Antonio al mulino Barbato prima della stazione ferroviaria, oppure all’incrocio tra all’inizio della via Sferracavalli ma anche all’ingresso meridionale della città sul ponte del Rapido oppure al Campo di concentramento sulla via per Caira.
Il bombardamento dell’aviazione alleata causò la morte di un centinaio di vittime civili, di alcuni militari della Polizia dell’Africa Italiana da poco trasferiti al Concentramento di Caira, oltre a tre soldati tedeschi.
Il dato sulle vittime civili è approssimativo poiché in quei frangenti i forti danni prodotti alle strutture edilizie ostacolarono le operazioni di intervento di recupero. La raccolta delle salme e dei feriti fu organizzata immediatamente dalle squadre del Comune. Le salme raccolte furono collocate nei loculi vuoti del cimitero di S. Bartolomeo; altre furono ammucchiate nelle chiese di S. Rocco e di S. Anna, due chiese oggi non più esistenti perché letteralmente cancellate dai bombardamenti e dalla bonifica postbellica.
Tuttavia nell’immediato solo una parte delle macerie dei fabbricati colpiti fu rimossa e nei giorni successivi al 10 settembre il fuggi fuggi generale dovuto al timore di nuovi bombardamenti non consentì di intervenire in vari edifici e i corpi dei morti vi rimasero sepolti per sempre. Conseguentemente, l’identificazione di tutti i morti e il numero preciso delle vittime non sono mai stati accertati.
Del centinaio di vittime di quel 10 settembre è stato possibile accertare solo 67. Si tratta di singole persone, di intere famiglie spazzate via in un attimo: nuclei familiari come quello composto da sei fratellini da uno a dieci anni con i genitori; di un altro con quattro bambini o ancora un altro di tre bambini da due a dodici anni; di un neonato di appena un giorno morto insieme al papà.
Le vittime non furono solo di Cassino: si è potuto appurare attraverso ricerche recenti la morte di un ferroviere (frenatore), di Cervaro, colpito in località «quinto ponte» mentre in bicicletta si dirigeva al lavoro presso la stazione ferroviaria; oppure di una signora di origine tedesca venuta a Cassino con il marito a far visita al suocero gravemente ammalato; oppure i militari della Polizia dell’Africa Italiana.
Dopo quel 10 settembre la città di Cassino fu ripetutamente bombardata nei mesi successivi (particolarmente duro anche il bombardamento del 4 ottobre) finché il 15 marzo 1944, un mese esatto dopo l’abbazia di Montecassino, fu totalmente distrutta.

Gaetano De Angelis Curtis (presidente Cdsc Onlus Aps)

Il bombardamento di Montecassino

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