Caso Nocione a Cassino, arriva la prima denuncia

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Non ha più niente da perdere, dopo aver vissuto, respirato, bevuto e mangiato tutto ciò che il Nocione avvelenato ha prodotto.
Anzi, il suo obiettivo è vincere una battaglia contro il tempo.
Per questo motivo, A.M., classe 1949, che di coraggio ha dimostrato di averne in tanti anni, lottando con un male che non perdona, ora ha deciso di dichiarare guerra all’immobilismo. E, attraverso i suoi legali di fiducia, gli avvocati Luigi Pascarella, Andrea Pagliarella e Antonio Paolella, ha presentato un esposto querela molto dettagliato.

La Procura di Cassino, dunque, che già ha riaperto il caso, ora ha anche la prima denuncia chiara, evidente e manifesta di un cittadino cassinate che, nel documento, descrive il dramma anche dei vicini e dei parenti. Tutti accomunati dallo stesso destino. Alcuni di loro non ci sono più. I passaggi della querela sono agghiaccianti:
«Nel 1982 iniziavo i lavori di costruzione della mia abitazione su un terreno sito in Cassino, alla via San Leonardo Filieri, contrada Nocione. – racconta L’InchiestaLa mia proprietà è confinante con un appezzamento abbandonato ed incolto, sul quale veniva depositata, giornalmente, una grossa quantità di rifiuti, anche ospedalieri. Grosse buche, dove i rifiuti venivano interrati e coperti. Notavo animali da cortile morti o vivi, ma in condizioni precarie. A scaricare erano dei compattatori, ma mai ho conosciuto l’identità di chi li guidava (…). I rifiuti emanavano una puzza insopportabile».
Chi ha sottoscritto la denuncia parla di segnalazioni alla ASL di Cassino, avanzate anche dai propri vicini. Poi, nel 2015, le visite e le terapie antitumorali per la duplice neoplasia riscontrata.
«Ma v’è di più – aggiunge – perché dieci anni fa a mio fratello veniva diagnosticato un carcinoma del cavo orale. E nella stessa contrada Nocione molti sono stati gli episodi simili, mortali». Vengono citati i casi dei vicini, almeno dieci. Una ragazza deceduta a 28 anni. Intere famiglie decimate dal linfoma di Hodgkin, che viene considerato “la chiave” per comprendere il livello di inquinamento ambientale della zona. «Tutta l’area in questione – sottolinea il nostro concittadino tramite i suoi legali – è stata oggetto di interramenti di rifiuti urbani, ospedalieri e tossici. Sarebbe inspiegabile l’alta percentuale di forme tumorali che hanno colpito non solo me e la mia famiglia, ma numerosi abitanti ed animali della zona. La tossicità dei rifiuti interrati potrebbe aver causato danni irreversibili al terreno, all’acqua, all’aria, ai vegetali e agli animali. Con pericolo grave e reale per la salute di tutti. Per questo – è il passaggio cruciale e conclusivo – denuncio coloro che avevano e hanno il dovere di vigilare e tutelare la salute dei cittadini e non lo hanno fatto».

Con A.M., il primo residente a segnalare in Procura (solo le associazioni ambientaliste avevano presentato esposti in tal senso) si apre la stagione della speranza e del coraggio per chi, come lui, è affetto da una grave patologia. Risale alla scorsa settimana l’ultimo intervento, in ordine di tempo, dell’avvocato Mario Costanzo, presidente dell’associazione lotta ai tumori “Franco Costanzo”, sulla necessità di provvedimenti in tema di registro dei tumori.
A breve, l’associazione invierà un sollecito al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, al Dipartimento di Epidemiologia e all’Asl di Frosinone per accelerare i tempi e conoscere il «dato esatto» sull’incidenza tumorale regionale e provinciale.
Ad annunciarlo è lo stesso presidente Costanzo che ribadisce l’importanza della richiesta ai fini della prevenzione. «Il dato ultimo del 2014 della provincia di Frosinone – sottolinea l’avvocato – parla di 1500 nuovi casi di neoplasie che rappresentano il 60% del dato provinciale. Manca all’appello l’altro 40% che non è transitato nelle strutture di questa provincia». Costanzo sostiene che i dati del 2015, in fase di studio proprio in questo periodo, riferirebbero di un incremento delle neoplasie in genere, rispetto agli anni precedenti. Più allarmante è sicuramente l’aumento delle neoplasie infantili. «Solleciteremo gli organi competenti affinché sia implementato celermente il registro dei tumori regionale, comprese le unità funzionali provinciali».
A questo tipo di indagine scientifica vanno aggiunti «studi specifici delle varie criticità che si registrano a livello provinciale (compresa l’area del Nocione, ndr.). Anche perché – conclude il presidente Costanzo – se conosciamo il dato oggettivo, ad esempio i casi di linfoma di Hodgkin, possiamo dire con certezza se esiste una relazione con l’ambiente, altrimenti rischiamo solo di fare allarmismo e di fornire notizie inesatte alla cittadinanza. Tutto ciò consentirà di fare prevenzione, che è uno dei nostri obiettivi».
L’indagine della Guardia di Finanza del Gruppo di Cassino sul Nocione, intanto, prosegue.
Nei giorni scorsi sono stati eseguiti i prelievi sui capi di bestiame che si trovano nelle zone limitrofe al terreno oggetti di accertamenti e, che in più occasioni, sono stati visti pascolare sull’area dove vige il divieto di pascolo. Prelievi che sono stati effettuati dall’Asl che dovrà comunicare gli esiti alle Fiamme Gialle.
Ma gli uomini del tenente colonnello Massimiliano Fortino , che i primi di marzo scorso hanno ricevuto dal procuratore capo Luciano D’Emmanuele la delega per la nuova inchiesta (due anni fa il caso era stato archiviato, ndr.), stanno portando avanti una serie di accertamenti già avviati anni fa. Sotto la lente finiranno nuovamente gli studi del terreno e delle falde acquifere prima di procedere ad eventuali scavi.
Lo scopo è di approfondire qualsiasi elemento, soprattutto quelli che negli anni scorsi sarebbero stati tralasciati perché ritenuti insignificanti dagli inquirenti. C’è il massimo impegno da parte di Finanza e Procura affinché si arrivi ad una certezza: di che natura sono i rifiuti che sarebbero stati interrati al Nocione, così come raccontato negli esposti.

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