La morte di Emanuele Morganti di Alatri, avvenuta ieri pomeriggio all’Umberto I di Roma dopo un giorno e mezzo di agonia, resta il risultato di una barbarie, una macchia nera che sporca l’intera generazione di un paese.
La notizia è scoppiata a livello nazionale perché, forse, racconta molto di più del pur tragico e singolo episodio di cronaca. La violenza e le modalità e l’epilogo la rendono una storia di quelle che feriscono tutti i ragazzi e i genitori, ovunque risiedano. Nella notte tra venerdì e sabato, in un locale al centro di Alatri, al Circolo Arci “Miro Music Club”, un giovane della frazione di Tecchiena ha avuto uno scontro verbale con altri avventori, a causa, probabilmente, di futili motivi. La discussione si è accesa a tal punto che i buttafuori sono intervenuti e hanno fatto uscire chi era coinvolto in quella che si stava trasformando in una rissa. All’esterno del locale, Emanuele è stato aggredito da più persone, un gruppo di forse nove uomini, tra albanesi e italiani, che lo hanno massacrato di botte, riempiendolo di calci, pugni e colpi di spranga. Le lesioni riportate dal giovane di vent’anni, con fratture vertebrali e craniche, sono apparse subito molto gravi: dall’ospedale di Alatri, dove era stato inizialmente condotto, è stato trasportato in eliambulanza a Roma. Nemmeno al Policlinico della Capitale hanno potuto far nulla e ieri è stato dichiarato morto, quando la morte celebrale era già intervenuta 12 ore prima.
Finora la ricostruzioni degli avvenimenti è ancora incerta. Sulle ragioni che hanno acceso la miccia della violenza compaiono, per ora, due ipotesi: c’è chi dice che ci sia stato uno scambio di cocktail, con Emanuele che avrebbe preso il bicchiere sbagliato, in realtà destinato a un altro; per altri testimoni, c’è stato un apprezzamento per la sua ragazza cui Emanuele avrebbe reagito. I due fatti non si escludono a vicenda. Quali che siano le reali motivazioni, comunque, una cosa sembra assodata: erano futili – semmai ci siano cause ragionevoli per spegnare una vita. Incerto anche lo strumento usato per colpire il giovane: un cric? il pezzo finale del discendente di una grondaia, strappato durante la furia bestiale?
Il cerchio degli investigatori si sta chiudendo intorno ai responsabili. Agli esecutori materiali, intendiamo, perché un fatto del genere non può ridursi a una semplice manciata di facinorosi, persone violente e criminali che perdono qualsiasi misura nelle loro reazioni. Se per una stupidaggine si arriva a uccidere un essere umano e con la furia del branco, la coscienza di chiunque viene messa sotto inchiesta.
Era stata organizzata una fiaccolata di solidarietà, ma ragione di ordine pubblico hanno indotto le autorità a rinviarla. Gli animi si stavano scaldando troppo. Addirittura, sui social network si stava sviluppando un rancore fazioso, con chi voleva che la manifestazione si svolgesse nella frazione di Tecchiena perché imputava agli abitanti del centro di Alatri la mancanza di una reazione. La comunità si spacca, anche in maniera irrazionale, sconvolta dall’irrazionalità di tutta la brutalità che una realtà dura le ha sbattuto in faccia. La rabbia cresce e con essa il desiderio di vendetta – e la “vendetta” non è la “giustizia”.
L’omicidio di Emanuele ha stimolato molti commenti. Il sindaco della città, Giuseppe Morini, ha rilasciato questa dichiarazione a Rainews24: «La comunità è impietrita. La parte sana del paese, che è la grande maggioranza, è in silenzio e non riesce a profferire parola. Viviamo una tragedia che ci ha ferito e ci ha impoverito». Il Presidente della Provincia di Frosinone, Antonio Pompeo, ha manifestato così il suo cordoglio, ripetuto nella sostanza anche in diretta questa mattina a RadioCassinoStereo: «L’omicidio di Alatri pervade il nostro animo di tristezza e al contempo ci inquieta profondamente. Emanuele, così giovane, gli aggressori di un’età probabilmente non molto distante da quella della vittima, il motivo di tanta violenza così futile rendono questo fatto di sangue oltremodo intollerabile. Esprimo le condoglianze più sentite alla famiglia della giovane vittima e la vicinanza della cittadinanza della Provincia di Frosinone che mi onoro di rappresentare. Al contempo sono certo che gli autori del gesto omicida verranno immediatamente consegnati alla giustizia e che la vicenda, ma anche il contesto nel quale è accaduto questo gravissimo fatto di violenza, siano analizzati in ogni dettaglio».
+++ AGGIORNAMENTO +++
A differenza di quanto riportato in precedenza, la donazione degli organi di Emanuele Morganti non potrà più avvenire, perché è stata disposta l’autopsia sul corpo del giovane barbaramente assassinato.