15 Febbraio 2015, 72 anni fa veniva bombardata l’Abbazia di Montecassino

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Ricordare per NON dimenticare.

Tra le 9,28 del 15 febbraio 1944, esattamente 72 anni fa, 239 bombardieri alleati, medi e pesanti sganciarono 453 tonnellate e mezza di bombe su Montecassino, radendo al suolo l’antico monastero fondato da San Benedetto.
Otto ondate di aerei che polverizzarono l’antica Abbazia di Montecassino.

La decisione di bombardare il monastero fu errata e riconosciuta dallo stesso Generale Clark, ma ancora non si riesce a comprendere per quale motivo fu scaricata sul monastero una tale quantità di bombe, 453 tonnellate e mezza, su un obiettivo così piccolo e per quale motivo fu deciso di programmare 8 ondate di aerei nell’arco di 4 ore. Per distruggere il monastero fondato da San Benedetto bastavano pochi aerei e non era necessario utilizzare la forza aerea strategica, le fortezze volanti, che solitamente veniva utilizzata per obiettivi strategici come porti, aeroporti.

La responsabilità dell’inutile bombardamento fu attribuita esclusivamente al generale neozelandese Freyberg, ma rimane il forte dubbio che, considerando l’importanza storica e religiosa nel mondo  di tale monastero, il presidente americano Roosevelt e il premier britannico Churchill fossero a conoscenza del bombardamento e avessero dato il loro assenso. Non c’è documentazione certa su questo ultimo punto, ma c’è qualche indizio che Churchill fosse a conoscenza di un attacco a Montecassino.

“Ore 8.30 circa, recitiamo Prima, Terza e Messa conventuale de Octava nella stanzetta adibita a cappella. Dopo ci rechiamo nella stanzetta del P. Abate a dire Sesta e Nona. Mentre recitiamo in ginocchio l’atifona finale della madonna: Et pro nobis Christum exora, atterriti sentiamo improvvisa una tremenda esplosione. Ad esse seguono altre senza numero, sono le 9.45 circa. Ci raccogliamo in ginocchio in un angolo della stanzetta, attorno a P. Abate che è ritto in piedi: egli ci dà l’assoluzione: diciamo giaculatorie per il gran passo. Le esplosioni ci scuotono fortemente: mettiamo l’ovatta nelle orecchie. Le spesse mura del rifugio con tutto l’ambiente, sussultano in modo spaventoso. Dalle strette finestre entra polvere e fumo, e si vedono le fiamme di quelle bombe che cadono sul fianco del Collegio. Non so quanto dura questo inferno, certo ci appare molto lungo.”

Fonte: ENews

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